testi a cura di don
Alberto
Fare delle raffigurazioni della fede è sempre
stato un modo vivo e immediato per trasmetterla; l'immagine, ieri come
oggi, colpisce il nostro immaginario, la nostra mente e il nostro cuore;
anche se il Deuteronomio proibisce categoricamente di farsi delle
immagini di Dio, ciò non ha impedito ai credenti di creare dei veri e
propri capolavori di arte e di fede. Anche la nostra parrocchia ha
cercato di "immaginare" la propria fede trasferendola in quadri,
stendardi, vie crucis, ecc. al fine di rendere visibile ciò che giace
nel cuore. Oltre agli affreschi e alle statue, che abbiamo già visto, le
nostre chiese sono costellate di varie opere che richiamano in
continuazione il desiderio di "vedere" ciò che si crede. E' un cammino
di fede che ancora oggi possiamo percorrere.
QUADRI
Un
pittore di ambito lombardo ha dipinto tra il 1675 e il 1724 una Natività
di Gesù; è un olio su tela montato in una cornice di legno intagliato.
Al centro del quadro, inondati di luce, stanno Maria e il Bambino
sorretto da un angioletto; tutto attorno alla scena ci sta la sfera
celeste in alto con una serie di angeli e putti che osservano la scena e
la sfera terrestre in basso con i pastori sulla destra e altre persone a
sinistra che portano doni; mentre Maria contempla estasiata il Bambino,
San Giuseppe è rivolto verso i pastori e con la mano sinistra indica
loro il Bambino mentre con la destra regge il bastone. Sopra la testa di
San Giuseppe alcuni viandanti che dall'alto osservano la scena.
Un
pittore italiano ha dipinto nel corso del XIX secolo San Vincenzo
Ferrer; è olio su tela montato in una cornice di legno dorato. Vincenzo
nacque a Valencia in Spagna nel 1350 e morì a Vannes in Francia nel
1419; entrato giovane nell'ordine dei domenicani, divenuto sacerdote fu
instancabile viaggiatore tra Spagna, Svizzera e Francia per sollecitare
la chiesa all'unità e alla pace. Il quadro lo raffigura giovane
d'aspetto con le ali, simbolo del camminare da un luogo all'altra, con
in mano la tromba simbolo dell'annuncio del Vangelo e il libro; con il
volto guarda il basso, verso la folla, ma con l'indice della mano destra
indica il cielo. San Vincenzo è raffigurato con l'abito dell'Ordine dei
Predicatori (Domenicani).
Un
pittore lombardo ha dipinto nel corso del XVI secolo Gesù che consegna
le chiavi a San Pietro; è un olio su tela montato in una cornice moderna
in legno. Pietro è raffigurato in ginocchio davanti a Gesù con le
braccia allargate segno della sua disponibilità, un leggero sorriso
sulla bocca; Gesù invece è molto serio, ha gli occhi chiusi e regge le
chiavi con la destra, mentre con la sinistra indica San Pietro; attorno
a loro il paesaggio è roccioso, forse in sintonia col nome Pietro che
significa roccia, mentre sullo sfondo in alto si vede una città,
possiamo ipotizzare Gerusalemme.
Un pittore lombardo-piemontese ha dipinto
nella prima metà del secolo XVII un vescovo; è un olio su tela montato
in una cornice moderna in legno. Non si sa chi sia questo vescovo; è
raffigurato seduto, rivestito dei paramenti, con ben in vista i simboli
della sua dignità episcopale: la mitria, il pastorale, la croce
pettorale e l'anello; il suo volto sembra ironicamente guardare verso il
visitatore mentre con l'indice della mano destra indica il cielo, e con
la sinistra sorregge un libro sul quale vi è una scritta: SPIRITUS
DOMINI SUPER ME EVANGELIZARE PAUPERI .....; è una citazione da Luca
4,18; sulla destra del quadro un Cristo in croce.
Un pittore lombardo-piemontese ha dipinto nel corso del XVIII secolo San
Pietro; è un olio su tela montato in una cornice in legno dipinta di
nero e filettata d'oro; Pietro occupa quasi tutto il quadro, ed è
raffigurato col volto triste, le mani giunte in atteggiamento di
preghiera e le chiavi quasi abbandonate davanti a lui; sulla destra il
gallo che canta. Il paesaggio attorno è roccioso, brullo e disabitato.
Un
pittore italiano ha dipinto nel corso del XIX secolo l'Arcangelo
Gabriele che preannuncia la passione alla Madonna; è un olio su tela
montato in una cornice in legno dorato. Maria è raffigurata seduta con
le braccia allargate in segno di assenso, il volto pensieroso ma sereno;
Gabriele ha le ali spiegate, con la sinistra regge un lenzuolo sul quale
sono deposti la corona di spine e i chiodi e con la destra mostra a
Maria i segni della passione.
Un pittore di ambito lombardo-piemontese ha
dipinto nel corso del XVIII secolo una Madonna Addolorata; è un olio su
tela montato in una cornice in legno dorato; su uno sfondo scuro, il
volto di Maria appare coi lineamenti delicati, solcati da un lieve alone
di tristezza dietro la quale traspare la serena fiducia di chi è
consapevole di fare la volontà di Dio; la testa è coperta da un manto
marrone a sua volta coperto da uno nero.
Un pittore di scuola lombardo-piemontese ha
dipinto tra il 1831 e il 1846 un ritratto di papa Gregorio XVI (al
secolo Mauro Cappellari); il quadro è un olio su tela montato in una
cornice in legno.
Un pittore di ambito lombardo-piemontese ha dipinto nel corso del XIX
secolo un ritratto di San Luigi Gonzaga; è un olio su tela montato in
una cornice di legno; nato nel 1568 morì a Roma nel 1591 curando gli
appestati; lasciò le sue ricchezze al fratello ed entrò nei gesuiti. Il
pittore l'ha raffigurato nel modo classico: di profilo, contemplando la
croce in atto di adorazione e un giglio simbolo della sua purezza.
STAMPE
Un stampa su tela raffigura la Madonna in piedi
con Gesù Bambino in braccio in una cornice floreale; la stampa fu
eseguita dallo stabilimento artistico Varisco-Grignaschi & C, di Intra
tra il 1900 e il 1924.
Una seconda stampa su tela sempre ad opera dello stabilimento artistico
Varisco-Grignaschi, e sempre tra il 1900 e il 1924, raffigura San
Giuseppe che tiene in braccio mostrandolo Gesù Bambino; la stampa è
montata in una cornice di legno; San Giuseppe è raffigurato molto
anziano, mentre Gesà Bambino ha i soliti capelli biondi e sembra essere
in ottima salute.
Una terza stampa su tela eseguita tra il 1900 e il 1924 raffigura
l'Immacolata; l'autore, di ambito italiano, si chiama Murillo Bartolomé
Esteban; la Madonna porta i lunghi capelli sciolti sulle spalle, mani
incrociate sul petto, sguardo rivolto verso l'alto, è in piedi sulla
mezzaluna, avvolta in una tunica bianca con sopra un manto azzurro;
tutto attorno le fanno corona una schiera di angioletti che sembra la
stiano portando verso l'alto.
Una quarta stampa stavolta su carta montata in una cornice di legno
raffigura la Sacra Famiglia con San Giovannino (riconoscibile dalla
scritta ECCE AGNUS DEI sul cartiglio che tiene in mano); la stampa è
opera della tipografia Lissant tra il 1817 e il 1842 in onore del
cardinale Giuseppe Morozzo vescovo di Novara in quel periodo;
l'iscrizione completa dice: A Sua Eminenza Reverendissima Cardinale
Giuseppe Marozzo Principe di S. Giulio, del titolo di S. Maria degli
Angioli, Arcivescovo - Vescovo di Novara, Orta e Vespolate.
Da ultimo la Via Crucis in bronzo fuso che raffigura le quattordici
stazioni, risalente all'ultimo quarto del secolo XX; essa rappresenta
sempre un incontro con Colui che diede la sua vita per la nostra
salvezza.
STENDARDI:
Anche attraverso gli stendardi, una comunità
cristiana manifesta la sua fede legata ad un particolare culto, sia
verso un santo, sia verso la Vergine, sia verso l'Eucaristia.
Normalmente uno stendardo faceva riferimento ad una Confraternita della
quale lo stendardo manifestava l'elemento centrale della stessa. La
parrocchia di Gargallo possiede diversi stendardi.
Quello più antico è lo stendardo processionale che
raffigura San Pietro e San Fermo, rispettivamente patrono e compatrono
della comunità parrocchiale, che in ginocchio adorano l'eucaristia; essa
incombe dall'alto racchiusa in un ostensorio raggiato immerso nella
luce; tutta la scena è racchiusa in una cornice floreale; risale alla
seconda metà del XIX secolo da una manifattura italiana, in tessuto
dipinto e ricamato e in taffetas broccato; lo stendardo è alto cm 200 e
largo cm 150, il suo stato di conservazione è classificato come mediocre
in quanto presenta consunzioni e sfilacciature.
Anche se non è propriamente uno stendardo ma è comunque significativo
per il ruolo svolto nella comunità è un cielo di baldacchino
processionale in tessuto operato e ricamato con una raggiera nella quale
è inserita l'ostia recante il simbolo cristologico IHS, con una crocetta
sopra la H; tutto attorno dei fiori e del verde; è stato fatto da una
manifattura italiana tra il 1940 e il 1960, alto cm 215, largo cm 125 e
profondo cm 2,5; il suo stato di conservazione è mediocre presentando
consunzioni.
Una manifattura italiana, tra il 1875 e il 1924 preparò uno stendardo
processionale con impresso l'immagine della Madonna del Rosario; la
Vergine è in piedi con una tunica marrone e sopra un manto azzurro,
tiene in braccio Gesù Bambino; entrambi portano una corona in testa e un
rosario nelle mani. E' in raso bianco ricamato, con tessuto dipinto,
passamanerie dorate e strass; è alto cm 156 e largo cm 110; lo stato di
conservazione è discreto.
Ad opera di una manifattura italiana, nella seconda metà del secolo XIX,
abbiamo uno stendardo processionale che ha come soggetto Sant'Agata, il
cui nome significa "buona"; il materiale utilizzato è il raso rosso
ricamato in oro, tessuto dipinto e ricamato con passamanerie dorate e
paillettes; la santa è raffigurata in piedi, rivestita di una tunica
bianca con un manto rosso; un angioletto le sta mettendo una corona in
testa mentre con l'altra mano regge una palma simbolo di martirio ma
anche della gloria che Agata ha raggiunto proprio grazie al suo
martirio; la santa regge con la mano destra un giglio simbolo di
purezza, infatti venne martirizzata a 15 anni; lo stendardo è alto cm
154 e largo cm 103, lo stato di conservazione è discreto.
Sopra un tessuto rosso è stata ricamata una tiara con le chiavi, simbolo
del romano pontefice; il ricamo è montato in una cornice in legno e
risale ad un'epoca compresa tra il 1875 e il 1924; è un quadrato di cm
65 di lato e il suo stato di conservazione è discreto.
Risalente alla prima metà del secolo XX è uno stendardo processionale
che ha come oggetto San Luigi Gonzaga; il tessuto è gros de Tours bianco
ricamato, raso dipinto con passamanerie dorate; in una cornice floreale
il santo appare coi paramenti sacerdotali, tenendo in mano una croce che
fa riferimento alle sue sofferenze; su un tavolino sono visibili un
teschio simbolo di caducità, una corona simbolo di dignità e un libro
simbolo della Parola; lo stendardo misura cm 95x70 e il suo stato di
conservazione è mediocre in quanto la sua confezione non è originale.
Altri manufatti in tessuto presenti nella nostra chiesa, sono:
Una bandiera italiana di cm 120x120 in gros de Tours ricamato, della
prima metà del XX secolo; al centro la seguente iscrizione: SOCIETA'
GIOVENTU' CATTOLICA ITALIANA - P.A.S.
Una coltre funebre in velluto nero ricamato, tessuto laminato oro,
completata da una fodera in tessuto di cotone giallo e passamanerie
dorate; la sua confezione è compresa tra il 1875 e il 1924 avente le
dimensioni di cm 193x240. La coltre è accompagnata da un cuscino
funebre, dello stesso materiale di cm 80x40; il tutto era adibito alla
costruzione del famoso catafalco durante le messe in suffragio dei
defunti: la presenza del catafalco simboleggiava la presenza del defunto
stesso.
Da ultimo rileviamo un ombrellino usato per la processione del
Santissimo, ma anche quando si portava il Viatico agli infermi; il
manico è in legno tornito, la tela in tessuto bianco operato e ricamato
con motivi floreali e passamanerie dorate; le sue dimensioni sono cm
140x120 databile tra il 1940 e il 1960.
SAN MICHELE:
Nella chiesa di San Michele fanno bella mostra di
sé quattro stampe ed uno stendardo:
La prima raffigura Santa Lucia; è una stampa su
carta risalente al primo quarto del XX secolo, montata in una cornice in
legno; la santa è raffigurata molto giovane, nella destra tiene un
piatto sul quale vi sono due occhi (simbolo del suo patronato, dal suo
nome che significa "luminosa, splendente") e con l'altra tiene la palma
del martirio e della vittoria.
La seconda raffigura Santa Cecilia; è una stampa su carta del primo
quarto del XX secolo, montata in una cornice in legno è stata eseguita
dalla ditta F.lli Bertarelli; la santa è raffigurata con lo sguardo
rivolto verso l'alto mentre nelle mani tiene uno strumento musicale,
essendo patrona di musicisti e cantanti; Cecilia morì martire a Roma tra
la fine del II e l'inizio del III secolo.
Una terza stampa raffigura San Giovannino con l'agnello; la stampa su
carta fu eseguita da una tipografia italiana tra il 1875 e il 1924, è
montata in una cornice in legno; il Battista bambino tiene nella mano
destra la croce con la scritta ECCE AGNUS DEI che è sempre l'elemento
caratteristico del Battista e nella sinistra tiene un agnello,
ovviamente simbolo di Cristo; il San Giovannino indossa la veste di pelo
di cammello come indicato nel vangelo.
La quarta ed ultima stampa su carta raffigura la Madonna del Rosario; la
stampò una tipografia italiana nel primo quarto del XX secolo; è montata
in una cornice in legno e pastiglia; negli angoli in alto vi è
l'iscrizione AVE a sinistra e Maria a destra; sotto, come un portale
sono in tondo sono stampati i quindici misteri del Rosario; al centro
Maria incoronata con Gesù Bambino in braccio e la corona del rosario
nella destra; ai piedi della Vergine inginocchiati stanno San Domenico e
Santa Rosa; in basso l'iscrizione: REGINA SACRATISSIMI ROSARII ora pro
nobis.
La chiesa di San Michele possiede uno stendardo in raso bianco dipinto e
ricamato il cui soggeto è il Sacro Cuore di Gesù; eseguito da una
manifattura italiana nel 1887, si presenta in condizioni discrete,
montato in una cornice di legno; Gesù che mostra il cuore campeggia al
centro dello stendardo in piedi su di una nuvola dalla quale tutto
attorno emergono degli angioletti gaudenti; ai piedi di Gesù una grande
rosa. Nella parte superiore l'iscrizione: Gloria! Amore! Riparazione! al
S. Cuore di Gesù. Nella parte inferiore: 26 - SETTEMBRE - 1887. Lo stato
di conservazione è discreto.
SAN ROCCO
Per completare le raffigurazioni della nostra fede
segnalo la Via Crucis presente nella chiesa recente di San Rocco. Le XIV
stazioni sono state fabbricate dalla Ditta Orcesi Pietro di Parma nel
1967; tutte e quattordici sono in gesso dipinto, le loro dimensioni sono
di cm 42x30x4.